venerdì 28 novembre 2014

Un poco per volta


Ciascuno assume ogni giorno una quantità apparentemente innocua d'amore, sperando che ogni fibra del proprio corpo riesca a trovare il modo di combatterne gli effetti nefasti. È una scienza priva di fondamento, quella che l'uomo, stordito dalle necessità, cerca di opporre a se stesso. Non c'è in effetti soluzione al dolore delle conseguenze, al peso delle aspettative deluse. Una sola cosa può dare sollievo: non affidare alla paura di quel che può succedere domani, il compito di decidere quello che possiamo concederci oggi.

Che male c'è?


Che male c'è, mi chiedo, a desiderare di possedere qualcuno? Che male c'è a volere che sia tuo e di nessun altro? Dov'è il problema se, insieme a una certa quantità di liquidi, ci si scambia anche la promessa di fare come le molecole che per dividerle non basta un cambiamento di umore? Perché ci si dovrebbe vergognare di provare rabbia per un passato in cui si era sconosciuti e invece si sarebbe potuti già essere amanti? Che male c'è a non desiderare nessun altro? A non voler muovere un altro passo senza la certezza che quelli di qualcuno si muovano all'unisono? Chi l'ha detto che l'esclusività è un limite? Dove sta scritto che davvero dev'essere così fottutamente difficile esser sereni e, il più a lungo possibile, felici? In quale paese del cazzo è davvero legge non doversi chetare una buona volta? In quale dannata regione del mondo è vietato mettere la testa sul petto di qualcuno per lasciarcela tutta la notte, tutte le notti?

sabato 22 novembre 2014

Una cosa che ti manca


Come si chiama una cosa che ti manca? Una cosa che non sai dov'è, con chi? Come si chiama una cosa che vuoi più di qualsiasi altra e non sai nemmeno perché? Come si chiama una cosa il cui nome vorresti continuare a pronunciare per sempre ma che per sempre sarai costretto a dimenticare? Alle domande difficili non risponde mai nessuno, alle rinunce son sempre buoni tutti. Tranne me.

giovedì 20 novembre 2014

Sbagliando si bara


Lui le prese la mano, la tenne tra le sue come se non l'avesse fatto mai. Non strinse, non impedì a quelle piccole dita nervose di muoversi, di sentirsi libere di fuggire in qualsiasi momento. Così rimasero un poco, finché ciascuno dei solchi sopra le dita non divenne familiare al tatto dell'altro. Ci sono posti che hai visto cento volte e persone che hai rischiato di perdere persino più spesso. Così funziona la vita degli esseri umani, prosegue senza che gli errori possano insegnare qualcosa. Continua anche senza che sia necessario capirne il perché.


mercoledì 19 novembre 2014

Il respiro pesante


Il dubbio, la necessità, le distanze, il caso, le mancanze, gli errori, le fughe, i viaggi, la paura, le notti, il respiro pesante, gli occhi spalancati, i soffitti silenziosi, le braccia conserte, l'equilibrio, le parole difficili, le scemenze da finti maturi, le chiacchiere inutili al bar, l'estate e i superalcolici, gli zuccheri in eccesso, i capelli che non ci hai messo dentro abbastanza le mani, le mani che non hanno mai stretto davvero le tue. Il bisogno crudo di essere indispensabili, quello cattivo di avvicinarsi a un solo centimetro dalla bocca di qualcuno e sentirne vibrare il corpo fino alla resa. La felicità, che nemmeno so bene che cazzo significa.

martedì 18 novembre 2014

Linea continua


Tornare, andare, correre, avvicinarsi, provare, fallire e non per questo arrendersi, distrarsi senza sbagliare strada e sbagliare strada così, tanto per distrarsi. Alcune persone rivestono nella nostra vita lo stesso ruolo della linea continua lungo la strada, apparentemente proteggendoci dal pericolo, non ci permettono di correre liberamente incontro al destino.

domenica 16 novembre 2014

La pazienza


I luoghi lo sanno benissimo dove vorresti essere. Se ne accorge la sabbia quando la calpesti senza gioia, il vento quando lo affronti senza un'espressione di sfida, il cielo mentre cammini a testa bassa e lui resta inutilmente sospeso, in un sforzo terribile che dura da sempre. Ci sono cose che non puoi spiegare. Ce ne sono altre che per spiegarle servirebbe quel tempo che non arriva, non basta, passa troppo presto. Allora lui le chiese: "Sai qual è la cosa peggiore dello stare lontano da qualcuno?". No, rispose lei. E lui: "Non poter stare immobili, in silenzio, senza dubitare che l'altro ci sia, senza bisogno di scrivere o dire niente eppure essere al settimo cielo lo stesso. Ecco qual è".